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I mass media nella cultura di massa

Cosa significa cultura di massa e quale ruolo hanno avuto i mass media nella società

Secondo il filosofo Umberto Eco, il concetto di “cultura di massa” è un concetto generico e ambiguo tanto da generare due comportamenti nei confronti di esso, comportamenti che lo stesso Eco divide nelle categorie di “Apocalittici” e “Integrati”. Gli Apocalittici sono coloro che ritengono la
cultura di massa l’anti-cultura, in quanto una cultura che viene prodotta per potersi adattare alle masse, per essere da loro condivisa, diventa il segno di un impoverimento dei tempi di fronte al quale un uomo di cultura non può non tacerne le problematiche che presenta. L’integrato invece vede di buon occhio l’idea di una cultura disponibile a tutti, una cultura che adatti i contenuti per essere maggiormente fruibile.
Questo passaggio da un prodotto elitario ad un prodotto della massa venne spiegato storicamente dallo stesso Eco, partendo dell’esempio della Bibbia e l’evoluzione del libro attraverso la stampa.
La Bibbia veniva riprodotta manualmente dai maestri miniatori medievali, i quali si ritrovavano a lavorare per il committente confezionando le immagini in maniera accurata e addirittura personale, tanto che ogni disegno che inserivano nel libro si trovava a riprodurre tutta una serie di simboli che riproducevano anche le credenze del committente.
Con l’invenzione dei caratteri mobili da parte di Gutenberg nacque il libro, «un oggetto di serie, che deve uniformare il proprio linguaggio alle possibilità ricettive di un pubblico alfabetizzato che ormai (e grazie al libro, sempre più) è più vasto di quello del manoscritto. Non solo: il libro, creando un pubblico, produce lettori che a loro volta lo condizioneranno.»
E’ con la nascita del giornale, le prime gazzette, che il prodotto divenne ancora più standard, c’erano un numero fisso di pagine, doveva essere pubblicato un nuovo numero ogni giorno e le notizie (il contenuto) non dipendevano più da quello che si doveva dire ma dal fatto che quelle pagine andavano riempite. Questo fu l’inizio dell’industria culturale, dove si passò da “committente personale” a “funzionario dell’umanità”.
La definizione di cultura di massa è antropologica, in quanto indica il contesto storico nel quale viviamo e nel quale la comunicazione e i fenomeni che ne fanno parte (compreso i fenomeni di “divertimento evasivo”) sono connessi tra loro tanto da essere irrimediabilmente legati al contesto nel quale si trovano.

Il ruolo antropologico dei mass media venne affrontato anche da Pier Paolo Pasolini che nel 1975 in Lettere Luterane, una raccolta di articoli pubblicati su Il Mondo e Il corriere della sera e successivamente uniti in un solo volume, ne analizzò la portata.

Pasolini credeva che la responsabilità di quella che chiamava “mutazione antropologica” fosse principalmente del Palazzo, ossia della politica e del centro del potere dei quali gli intellettuali erano cortigiani. La crisi culturale e antropologica cominciata verso la fine degli anni Sessanta coincideva per lo scrittore ed intellettuale con la fase in cui cominciarono a trionfare la sottocultura dei mass-media e della comunicazione di massa che condusse, fuori dal Palazzo, alla «più profonda mutazione culturale della sua storia (coincidendo con la sua prima vera unificazione): mutazione che, per ora, lo degrada e lo deturpa.»
Per l’intellettuale comunista si trattava quindi di un cambiamento che degradava l’Italia ma che, per la prima volta, la unificava. I responsabili erano i politici che avevano governato l’Italia nei trent’anni prima della metà degli anni Settanta e di cui elencò le responsabilità che andavano dalla distruzione urbanistica alle connivenze con la mafia, non tralasciando la «responsabilità dell’esplosione ‘selvaggia’ della cultura di massa e dei mass-media» nonché della stupidità della televisione di cui
erano colpevoli.
Il benessere e la produzione di massa avevano portato a una produzione di beni superflui di enorme proporzione e questa era una cosa nuova per la storia italiana. I beni superflui, che avrebbero potuto essere anche positivi, per Pasolini si trasformarono in una corrotta distruzione dei  valori antropologici, sociali ed ecologici. I responsabili erano ancora una volta i politici, in particolare gli esponenti della Democrazia Cristiana, partito politico del quale era acerrimo oppositore ed avversario.

Non solo in Italia, il concetto di cultura di massa venne studiato anche oltralpe dal sociologo francese Edgar Morin che affermava che, sul finire degli anni Cinquanta, la sociologia avesse studiato in maniera non sufficiente i fenomeni ad essa associata.
L’approccio interdisciplinare di M. delineava la cultura di massa come un insieme di miti, immagini e simboli che entrano a far parte profondamente della persona fino a orientare le sue emozioni e i suoi
istinti. Le macchine e l’uomo hanno aiutato le persone ad avere maggior tempo libero oltre ad averne aumentato la qualità della vita, soprattutto delle classi popolari. Nel saggio L’esprit du temps. Essai sur la culture de masse (Paris, Le Seuil, 1962) descrisse infatti la cultura di massa come una cultura che si interpone tra una cultura d’élite e una cultura popolare.
I media – secondo M. – hanno due funzioni particolari: una “funzione evasiva”, grazie alla quale chi ne usufruisce immagina una realtà che non esiste e una “funzione integrativa”, grazie alla quale il popolo usa i media come modello di comportamento

Marshal McLuhan è stato un docente universitario e scrittore canadese osannato dai media, si pensi al New York Herald Tribune 6 che lo definì «the most important thinker since Newton, Darwin, Freud, Einstein and Pavlov» o alla rivista Life secondo cui è stato «the oracle of the electric age» ed è famoso per la frase “il mezzo è il messaggio” teorizzata nel libro Il medium è il massaggio, ma suoi sono anche libri che affrontano le tematiche sia della comunicazione che della letteratura, la sociologia e
l’educazione, tra questi Gli strumenti del comunicare, La sposa Meccanica e il celebre La galassia Gutenberg: nascita dell’uomo tipografico nel quale ipotizzava che le tecnologie dell’era contemporanea, soprattutto quelle televisive, comunicando un’informazione in tempo reale (a differenza della stampa che aveva dei limiti temporali e spaziali) hanno creato le condizioni per la nascita di una società integrata planetaria, che denominava “villaggio globale”.11
Il libro “Il medium è il massaggio” è del 1967 e in questo libro, come scrive Marco Belpoliti nella quarta di copertina
«[…] l’originalità della forma prende per fortuna il sopravvento e McLuhan arriva persino a fare il verso a se stesso in un modo spiritoso e supremamente intelligente. Lo scopo del libro, composto con Quentin Fiore, suo complice in altre avventure, è quello di rendere consapevoli i suoi lettori, e più in generale coloro che leggono, e guardano, cioè tutti in generale, del cambio di paradigma apportato dai media elettrici. Il gioco tra message/massage sviluppa una intuizione che è già presente nelle opere precedenti del professore canadese: le nuove tecnologie ci massaggiano, dunque ci stendono, ci rilassano, ci anestetizzano.
McLuhan è un grande pedagogo, oltre che un acuto analista del contemporaneo, e insieme un provocatore nato: vuole mostrare in corpore vili, con parole e immagini, la nuova grammatica dei media stessi»

La tecnologia elettrica – scriveva M. – ha cambiato radicalmente le relazioni e i contesti sociali della società contemporanea, portandoci a riconsiderare e rivalutare ogni aspetto che davamo precedentemente per consolidato.
«Le società sono state modellate più dalla natura dei mezzi attraverso i quali l’uomo comunicava piuttosto che dal contenuto della comunicazione»

L’alfabeto viene interiorizzato in modo automatico dal bambino e nel comprendere il significato delle parole il bambino riesce ad essere predisposto a reagire e pensare automaticamente in determinate
modalità. La stampa ed il processo di interiorizzazione della lettura permettono distacco e frammentazione. Le tecnologie elettriche al contrario permettono e favoriscono sia il coinvolgimento che l’unificazione ed è proprio per questo che, per comprendere i fenomeni sociali contemporanei, si rende necessario conoscere e studiare il modo in cui i mezzi di comunicazione funzionano.
Per affrontare uno studio critico e sensato sui mass media bisogna
necessariamente avere un occhio verso i mezzi del presente ed essere consapevoli di questi ultimi. I mezzi di comunicazioni – continuava McLuhan – sono così tanto invasivi nella nostra società che ogni parte di noi è coinvolta e ogni parte di noi viene cambiata e influenzata da essi.

Per conoscere l’ambiente che ci circonda è necessario conoscere i mezzi di comunicazione che ne fanno parte. I vestiti sono una estensione della pelle, il libro è considerata un’estensione dell’occhio e i mass media sono: «[…] estensioni di una qualche facoltà umana, fisica o psichica. […] I mezzi
di comunicazione, alterando l’ambiente, evocano in noi sintesi uniche di
percezioni sensoriali»

Per approfondire
Eco Umberto, Apocalittici e integrati, 1984
Pasolini P., Lettere Luterane, 2009, Garzanti
McLuhan Marshall, Il medium è il massaggio, 1967, Corraini

Scritto da Giulio S.

Quasi quarantenne appassionato di cinema, televisione, manga e letteratura. Based in Rome.

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