Il 9 Marzo 2020 l’allora premier Giuseppe Conte sottoscrisse il DPCM «Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale» che rendeva l’Italia zona protetta a partire dal giorno successivo, il 10 marzo 2020.Il decreto fu pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale, numero 62 del 9 marzo 2020.Vietati gli spostamenti, sia in entrata che in uscita dal proprio territorio con annessi chiusura di alcune attività commerciali come i ristoranti ed i bar, delle piscine, palestre e centri ricreativi. Il decreto prevedeva il «divieto di assembramenti di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico». Lo scopo del decreto era quello di contrastare e contenere la diffusione del virus Covid-19.
Come ha raccontato il documentario “La TV ai tempi della pandemia”, mandato in onda il 30 Giugno 2020 alle 23.40 su Rai1 nei cento giorni del lockdown, oltre alle nostre vite, è cambiato il modo in cui abbiamo usufruito della tv. A fare i conti con le nuove ristrettissime regole fu anche la RAI: gli studi televisivi si svuotarono del pubblico, i lavoratori indossavano la mascherina e gran parte degli ospiti si collegavano da casa tramite internet, invece che essere presenti in studio.
L’ultimo grande evento televisivo che precedette il lockdown fu la 70° edizione del Festival di Sanremo che riscosse un grande successo di pubblico. Pochi giorni dopo, allo scoppio della pandemia, la Rai si trovava a dover riscrivere il palinsesto perché i set delle fiction si fermarono e le esigenze di un’informazione sempre più performante si fece spazio nella tv pubblica. Il palinsesto quindi mutò con le esigenze del paese. I palinsesti televisivi andavano completamente riscritti. I programmi cancellati vennero sostituiti con molte repliche e registrazioni di repertorio. L’informazione diventa essenziale nel racconto degli eventi mondiali durante l’emergenza sanitaria e inevitabilmente la televisione si adattò ai tempi, con edizioni speciali dei telegiornali in vari momenti della giornata, con una grande presenza nei talk show e nei programmi non apertamente giornalistici. Il settore dell’informazione verificò una crescita esponenziale durante la fase pandemica anche per quanto riguardava l’Auditel, soprattutto nelle settimane più difficili del lockdown. «Ormai non c’era più distinzione tra informazione, intrattenimento e news», riferì l’allora direttore di Rainews24 Antonio Di Bella parlando ai giornalisti che presenziavano in quasi tutte le trasmissioni inviati a raccontare l’emergenza.
Il decreto prevedeva anche la chiusura delle scuole, oltre alla sospensione delle attività di formazione superiore e delle Università, con la possibilità di svolgimento di formazione a distanza e conseguente attivazione della didattica a distanza, organizzata dai dirigenti scolastici. La Rai cambiò subito i palinsesti di Rai Scuola e Rai Cultura adattandoli alle esigenze di quel momento con cinque ore di trasmissione (dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 14) con approfondimenti che toccavano tutte le materie, dalla fisica alla storia dell’arte fino alla filosofia.
Tra questi, il programma Viva la storia prevedeva 24 puntate in cui studenti e docenti interagivano e discutevano dei temi più disparati, dalla medicina all’alimentazione, dall’istruzione all’arte e venne trasmesso dal 9 Marzo, dal lunedì al venerdì alle 15 su Rai Storia. Sulla stessa rete televisiva la rai proseguì la programmazione dalle ore 15.30 con programmi e documentari storici, introdotti da Alessandro Barbero che trattavano periodi storici dall’antichità all’età moderna.
Il Novecento trovava posto nella programmazione delle 16.30.Con la chiusura delle scuole la Rai, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, riscrisse il proprio palinsesto e a partire dal 17 Aprile 2020 l’azienda pubblica lo adattò ad una programmazione che, attraverso Rai Scuola, Rai Storia, Rai Ragazzi e la piattaforma streaming online Raiplay propose un serie di programmi con l’obiettivo di porsi «a disposizione di studenti e insegnanti» e rendere le sue reti televisive «aule aperte». «[…] C’è la perfetta consapevolezza del ruolo cruciale che hanno avuto i mezzi di comunicazione, in primis a sopperire alle esigenze di lungo periodo di “distanziamento fisico” o lockdown » e quindi nelle situazioni di lavoro e di studio (oltre che di intrattenimento) «ed è evidente che queste attività» dei mass media, come la tv o internet «sono state rese possibili da un certo stadio “storico” […] del sistema dei media nel suo complesso».
Dal 17 Aprile 2020 Rai scuola, dopo aver proposto una programmazione speciale già a partire dal 9 Marzo 2020 propose “La scuola in tv”, una serie di lezioni della durata di 30 minuti tenute da docenti e insegnanti indicati dal MIUR. Le lezioni vertevano su materie come Italiano, Chimica, Biologia, Moda, Astronomia, Scienze Umane e Informatica. A partire dal 27 Aprile 2020 su Rai Scuola venne inoltre proposto “Scuola@Casa Maturità”, tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 15 sempre con lezioni di 30 minuti e tenute da docenti Universitari, come supporto per gli esami di maturità previsti durante il mese di giugno dello stesso anno.
Dal 13 Maggio 2020 Rai Storia mandò anche in onda il mercoledì alle 21.10 per dieci puntate in prima serata “Prove di maturità”. Anche la terza rete Rai inserì nel proprio palinsesto l’offerta didattica con “#Maestri”, rivolto agli studenti delle scuole superiori e presentato da Edoardo Camurri e, nel corso delle sue puntate, venivano presentate due lezioni tenute da «protagonisti della cultura», sempre indicati dal Ministero dell’Istruzione. Tra le tante personalità si possono ricordare quelle di Alberto Angela, Piergiorgio Odifreddi, Mario Tozzi, Gianni Toniolo e Massimo Manfredi. «Maestri è un raro esempio riuscito di didattica a distanza», secondo il Corriere della sera.

La Rai, per il suo impegno profuso, venne elogiata dal Presidente Sergio Mattarella che realizzò un suo intervento per #lascuolanonsiferma e con il quale introdusse la programmazione didattica televisiva in questione.
«[…] Le scuole chiuse sono una ferita per tutti. La scuola non è soltanto il luogo dell’apprendimento, è la vosta dimensione sociale fondamentale, nella quale insieme al sapere e alla conoscenza, cresce e si sviluppa anche nella relazione con gli altri. […] In fondo costretti a casa avvertite, molti forse con sorpresa, che la scuola vi manca. Probabilmente non avreste mai immaginato che uscire per andare a scuola costituisse un esercizio di libertà. […] Come sarà il mondo del domani dipenderà [..] da voi, studenti di oggi. […]. E’ importante tener vivo il rapporto che unisce tutti voi alla scuola […] nelle forme in cui è reso possibile dalle nuove tecnologie. Desiro ringraziare chi opera perché questo avvenga, a cominciare da tanti docenti. A questo impegno si aggiunge il progetto messo a punto dal Ministero dell’Istruzione insieme alla Rai, un contributo importante che esalta la missione di Servizio Pubblico, richiamando il ricordo di alcune delle pagine più belle e preziose della Rai e che coinvolge numerose personalità nel mondo della cultura. A tutti coloro che hanno lavorato a questo viaggio della conoscenza esprimo il mio apprezzamento. […]».
La piattaforma streaming Raiplay creò una “sezione learning” con contenuti che andavano dai programmi televisivi ai documentari. La sezione era rivolta sia alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria che alla scuola secondaria di II grado. Una parte dei contenuti fu tradotta il LIS (Lingua italiana dei segni), con la possibilità di scegliere la presenza di un riquadro all’interno delle trasmissioni nel quale era presente un interprete, tra i titoli Barbapapa, Giulio Coniglio e Pimpa. Tra le proposte inoltre Scrittori#Fuoriclasse, nel quale 9 scrittori e intellettuali realizzavano lezioni su temi di interessi anche scolastico e Beautiful Minds, nel quale uomini e donne di cultura raccontavano storie e scelte personali. L’Ufficio degli Studi di Confindustria in collaborazione con Auditel, ha elaborato i dati di ascolto in relazione alle misure di contenimento seguite alla pandemia di Covid-19. I dati emersi indicano una platea più grande e nuovi pubblici, su tutte le fasce di età, e su generi differenti.
Più tempo a casa ha inciso notevolmente sulla fruizione del mezzo televisivo. Nell’analizzare gli investimenti pubblicitari si evidenzia un andamento negativo per l’acquisizione di sponsor, infatti nonostante la visibilità accresciuta del mezzo televisivo c’è stata una carenza di sponsor rispetto all’audience durante il primo lockdown e meno accentuata, ma che comunque è evidente, nel secondo.
Tabella che mette in correlazione l’ascolto medio giornaliero e gli investimenti pubblicitari. Elaborata da Cionfindustria Radio Televisioni – CRTV su dati Auditel, Nielsel. – Fonte www.confindustriaradiotv.it
La contrazione degli ascolti, lenta e graduale, avvenuta nell’ultimo decennio ha visto una inversione di tendenza dovuta all’emergenza epidemiologica, in media un amento di tempo di visione di +29 minuti (+11,9% rispetto al 2019) ma anche un aumento considerevole di abbonamenti a servizi streaming e OTT only, ma soprattutto un incremento generale della fruizione dei media digitali per usufruire di contenuti video.
Nel 2021 e nel 2022 però si è registrato un brusco cambio di tendenza, un calo generale e costante degli ascolti televisivi. Il 55° Rapporto Censis 2021 evidenzia un calo di 5.2 punti percentuali dal 2007 al 2021 e un aumento di 31.9 punti percentuali per la Tv via internet, la fruizione della televisione tramite dispositivi mobili come gli smarthphones è aumentata di 32.4 punti percentuali.
La tv tradizionale ha evidentemente perso la leadership e la capacità di appeal, sia in generale che tra il pubblico di giovanissimo, che preferiscono fruire i contenuti tramite altri dispositivi, come smarthphones o smart tv. Mussi Bollini evidenzia proprio quello che potrebbe essere il futuro della Rai, ossia la fruizione digitale, che potrebbe addirittura sostituire la tv digitale.
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