
- Autore: Gengoroth Tagame
- Data di uscita italiana: 19 ottobre 2017
- Tipo prodotto: Fumetti
- Volumi: 2
- Formato: 13X18
- Titolo originale: Ototo no Otto
Negli ultimi anni, grazie soprattutto alla sempre maggiore sensibilizzazione sui temi LGBT, specchio di una società che sta (lentamente) imparando a mettersi in discussione e ad accettare il prossimo con sempre più facilità rispetto al passato, avviene, di pari passo, un cambiamento, per nulla di poco conto, anche in quella che può essere definita come “Cultura di Massa”: sempre più racconti, corti o lunghi essi siano, vanno piano piano a mettere sempre più in risalto personaggi che, agli occhi dei lettori, si dichiarano apertamente Omosessuali. Penso a quel meraviglioso e toccante film che era “I Segreti di Brokeback Mountain”, pellicola che iniziò a sdoganare la rappresentazione dell’uomo gay sul grande schermo. Da allora sono passati quasi vent’anni e, piano piano, anche il mondo dei fumetti ha cominciato a parlare una “lingua arcobaleno”. Perfino il Giappone, che a noi occidentali appare come un mondo molto lontano, sta lentamente ammorbidendo la propria refrattarietà nel trattare questi argomenti, subendo un sempre maggiore aumento di pubblicazioni di opere che mettono a nudo, senza alcun filtro, il disagio prima e l’orgoglio poi, di far parte di questa comunità.
Questa influenza, naturalmente, si riflette anche nella principale e più famosa produzione letteraria del Sol Levante, ovvero i Manga. Già nella seconda metà del secolo scorso, l’omosessualità era stata posta al centro di molte opere di questo tipo ma, spesso, rappresentate con un alone quasi di mistero dove non comparivano scene esplicite ma si faceva intendere come quel personaggio avesse un “qualcosa di diverso” rispetto agli altri. Mi viene in mente “Lady Oscar” (Titolo originale: Versailles no Bara, Le Rose di Versailles), che qui in Italia tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80 riscosse un successo senza precedenti e, ancora oggi, è ricordato come una delle prime opere a dare uno scossone nell’affrontare l’ideale omosessuale nella letteratura. O, ancora, negli stessi anni, viene pubblicato in madrepatria (in Italia abbiamo dovuto aspettare il 2018) “Il Poema del vento e degli Alberi” (Titolo originale: Kaze to ki no uta), opera meno conosciuta della precedente che, attraverso gli occhi di Serge, un giovane ragazzino figlio di un nobile francese, racconta una storia triste e commovente ambientata nel XIX secolo dove l’amore omosessuale completa alla perfezione un quadro di disarmante malinconia.
A quasi 50 anni di distanza dalla loro pubblicazione e con una società e una mentalità diversa, le domande che si ponevano quelle opere sono cambiate ma emerge comunque un gusto differente di voler raccontare storie a tema LGBT. Tralasciando la vastissima produzione Yaoi, che, soprattutto negli ultimi anni ha cominciato a confluire sempre più nel genere Boys Love (termine nato dalla popolarità che raggiunse il film omonimo, uscito in Giappone nel 2006), ora ci si chiede: cosa comporta lo scontro della “realtà etero” con la “realtà gay? Può un amore omosessuale sincero mettere in discussione una persona e portarla, lentamente, a cambiare la sua visione sul mondo? È questo ciò che si chiede Gengoroh Tagame (nato a Kamakura nel 1964) in una delle sue opere più recenti. Sto parlando de “Il Marito di Mio fratello” (Titolo originale: Otouto no Otto), pubblicato tra il 2014 e il 2017 che è, forse, l’esempio più emblematico della narrazione fumettistica giapponese a tema Rainbow.
Tagame non è assolutamente nuovo a questo genere: apertamente omosessuale, è attivo da più di 20 anni sul panorama fumettistico del suo paese e si è spesso dedicato a One-Shot (Storie autoconclusive) o a opere piuttosto brevi che contengono materiali espliciti e, spesso, anche molto violenti. Scene che sfociano molte volte nel sesso estremo e in pratiche BDSM in cui, però, a risaltare sono sempre due cose: la psicologia dei protagonisti, che non solo semplici figure piatte pronte a ricevere ogni sogna di sevizia ma esseri umani in carne ed ossa (l’unica differenza è che sono nati da un foglio e una matita), e i meravigliosi disegni dei corpi umani, rappresentati con una ricchezza di dettagli tale da definirla quasi maniacale.

Ad un certo punto della sua carriera, l’autore ha voluto interrogarsi sul suo futuro di artista e si è chiesto se, effettivamente, voleva rimanere confinato nell’ambito del manga erotico Bara (ovvero opere gay esplicite indirizzate a un pubblico gay) oppure provare a cimentarsi in qualcosa di nuovo. Come da lui stesso dichiarato in alcune interviste, è stato il divulgarsi delle notizie sui matrimoni omosessuali in Giappone (che, come già detto, è piuttosto tradizionalista questo genere di argomenti), per voler anche lui far sentire la sua voce e consegnare al suo paese (e, in questo caso, al mondo intero) una storia che facesse capire che essere gay non significa essere sempre alla ricerca di qualcuno con cui avere rapporti sessuali o, peggio, cercare di convincere i bambini a diventare gay a loro volta ma che, semplicemente, si parla prima di tutto di Persone e, quindi, di sentimenti e di emozioni, proprio come aveva fatto con i suoi lavori precedenti. Ed ecco che viene fuori anche un intento politico e impegnato dell’autore che, quindi, impugnati pennino e calamaio inizia a disegnare questo piccolo grande capolavoro.
La storia, di base, è molto semplice: dopo la morte di suo marito, Mike, barbuto e peloso uomo canadese, parte per il Giappone per conoscerne la famiglia e presentarsi ufficialmente come suo vedovo. Al suo arrivo in imbatte in Yaichi, fratello gemello del suo defunto marito, padre single di Kana, una bambina di appena 5 anni. La sua presenza sconvolgerà gli equilibri, tant’è che l’autore ha voluto anche scherzare un po’, dando al primo capitolo dell’opera il titolo di “L’arrivo della Nave Nera”. La Nave Nera indicava gli americani che, nel XIX Secolo erano venuti in Giappone per costringere il Paese ad aprirsi dopo anni di isolazionismo proprio con un mezzo del genere. Mike, quindi, sarebbe una sorta di “Nave Nera” pronta a causare non pochi problemi alla tranquilla famiglia giapponese di Yaichi e Kana.
Ecco, tenete a mente questi tre personaggi. Queste tre realtà così diverse sono il motivo del perché, a oggi, chi scrive reputa quest’opera una delle migliori e delle più complete riguardo la letteratura LGBT. Infatti, ciascun lettore, in base al proprio Background, può facilmente identificarsi in ognuno dei tre personaggi principali della storia: Yaichi, anzitutto, rappresenta l’omofobo medio, particolarmente diffidente verso il mondo gay, che vede inizialmente di malocchio il suo ospite ma poi, piano piano, attraverso una riflessione profonda, riesce, con non poca fatica, a sciogliere il gelo del suo cuore e a capire che l’omosessualità non è né una malattia né un motivo per cui odiare qualcuno, quanto, piuttosto, una normale sfumatura dell’essere umano, non un’anomalia. Kana, invece, incarna tutti i lettori più giovani di quest’opera.

Si, perché ho volutamente dimenticato di segnalarlo ma questa è la prima opera totalmente Family-Friendly di Tagame. Qui il BDSM, il nudo e il sesso esplicito sono pressoché inesistenti. Ritornando su Kana, la piccola non è altro che l’incarnazione dell’ingenuità, quell’ingenuità casta e pura che caratterizza i bambini che non si fanno domande sul come e perché rispettare il prossimo ma, semplicemente accettano una persona per quella che è, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale. Mike, infine, è l’omosessuale vero e proprio il cui ruolo è quello di smontare tutti i pregiudizi di odio che la gente a lui ostile ha nei confronti delle persone come lui. Un omaccione altissimo che, a primo impatto potrebbe incutere timore ma che, in realtà, si rivela essere la persona più buona e dolce del mondo, soprattutto con la sua adorata nipotina Kana.
Trovare un’opera semplice ma, contemporaneamente ambiziosa è davvero molto raro. Si alternano momenti divertenti a momenti un po’ più “pesanti” in modo a dir poco impeccabile. Ma non finisce qui: quest’opera è una vera e propria Bibbia del mondo omosessuale e non perché affronta argomenti come il dualismo Coming Out-Outing (approfonditi da delle interessanti schede poste a fine di ogni capitolo), ma anche la discriminazione e pregiudizio in generale come concezioni da ripudiare e da rifiutare. il tutto, analizzato spesso con gli occhi della persona più ingenua della storia, ovvero la piccola Kana, che ci fa tornare bambini e ci mette davanti riflessioni tanto profonde che vengono, però, tratteggiate con una leggerezza a dir poco disarmante.
Così come “Il Piccolo Principe” ci prende per mano e ci scalda il cuore con le sue riflessioni, questo manga fa esattamente la stessa cosa, divenendo uno dei tentativi più riusciti di comprendere una società che, oggi, diventa sempre più complessa e richiede nuove idee, nuove esigenze e nuove accettazioni. Un’opera necessaria, veramente alla portata di tutti.
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