“Strange way of life” di Pedro Almodovar, al cinema dal 21 settembre, è solo l’ultimo film che cerca di narrare l’amore omosessuale attraverso il western, un excursus da Brokeback Mountain a Il potere del cane.
Nel dirigere “Strange way of life” Pedro Almodovar ha detto di essersi ispirato, in parte, al film di Jane Campion “Il potere del cane” [2021]. Questo film con Benedict Cumberbatch è considerato uno dei migliori del genere western nell’affrontare tematiche omosessuali. Phil è un rancher che molesta la moglie di suo fratello (Kirsten Dunst) e il figlio di lei perché effemminato. E’ una rappresentazione della mascolinità tossica del personaggio, portata all’estremo anche nel romanzo del 1967, di Thomas Savage, da cui è tratto. Phil viene descritto come un uomo arrogante e pericoloso, dai tratti quasi selvaggi. Cumberbatch ha evitato di lavarsi per entrare meglio nel ruolo perché nel romanzo il rancher non lo faceva per settimane. “Era per sentire l’odore di Phil addosso […] ma alla fine ho desistito”, ha dichiarato l’attore.
Il machismo è sicuramente uno dei tratti distintivi del cinema western americano, e spesso veniva esaltata l’amicizia virile. E’ inevitabile che questo tipo di amicizia porti a interpretazioni queer, che siano esplicitamente volute dai registi oppure no. In “Uomini e cobra” [1970] di Joseph Mankiewicz è facile carpire una certa tensione omoerotica tra i fuorilegge interpretati da Hume Cronyn e John Randolph e stessa cosa in “Là dove scende il fiume” di Anthony Mann, nel film tra l’altro c’è anche Rock Hudson.
Ne “Gli implacabili” Ben Allison (Clark Gable) fa innamorare il suo amico (Juan Garcia) che, non sapendo decifrare i propri sentimenti, alla domanda del perché lo ami, risponde «Questa è una domanda di difficile risposta». Era il 1955.

Il cinema western rappresenta da sempre il deleterio mito espansionistico americano, a partire dal fattore geografico e temporale che giocano il ruolo principale (il XIX secondo e l’Ovest degli Stati Uniti), oltre alle terre da conquistare, la paura dello straniero (invaso), la rappresentazione deleteria e razzista dei Nativi americani. E’ indubbio che i cowboys, nella figura del mandriano, povero, mal salariato, partisse dal basso e rappresentasse lo zoccolo duro dell’America più popolare. La cultura di massa, con opere come il romanzo “Il virginiano”, del 1902, (da cui fu tratto anche un telefilm) impose la figura del cowboy nella cultura di massa, che trovò nel cinema il suo perfetto mediatore. Saper riscrivere la figura del mito fondativo del cowboy solitario significa passare anche dalle rappresentazioni dell’omosessualità, così disprezzata e osteggiata dalla società statunitense del novecento.

Con il Sessantotto e i movimenti di liberazione sessuale è ovvio che certi riferimenti dovevano essere ribaltati, e la critica arrivò da Andy Warhol che nel 1968 diresse “Cowboy Solitari” (Lonesome Cowboys). E’ una forte satira al cinema western, con una accesa componente queer. Le esperienze sessuali di un gruppo di cowboys gay di un paesino dell’Arizona creano scandalo e ribaltano l’ordine costituito. E’ una commedia sperimentale, in perfetto stile Warhol, che ben rappresenta il desiderio di abbattere gli stereotipi di genere.
E’ per questo che un film come Brokeback Mountain, nel 2005, fece così scalpore e fu così dirompente. Era la prima volta che un film mainstream portava l’amore gay tra cowboys, e in una maniera così cruda e coinvolgente, all’attenzione del grande pubblico. Heath Ledger e Jake Gyllenhaal rappresentarono un vero punto di rottura nell’immaginario collettivo, visto anche grazie agli ottimi incassi che ottenne.
Ora Pedro Almodovar con il suo cortometraggio “Strange way of life”, al cinema dal 21 settembre, racconta tramite Pedro Pascal e Ethan Hawke un’altra sfumatura queer del rapporto tra due cowboys. E lo fa a modo suo, nel modo in cui tutti abbiamo imparato ad amarlo, ironico e dissacrante. La rottura con il passato, si spera, è iniziata.
Mi incuriosisce più l’opera di Warhol che questa, moderna, di Almodovar. Sarà che Almodovar ha sempre questa tendenza ad andare sopra le righe, con situazioni “esagerate”…
Ammetto di non condividere la tua opinione su Almodovar. Il film di warhol è parecchio “sopra le righe” 😂