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La sindrome della lesbica morta

“La sindrome della lesbica morta” e “Bury your gays”, due espressioni, un solo significato. I personaggi omosessuali in tv sono morti in gran quantità, ed ancora di più se lesbiche. Xena, Buffy, The100 i casi più eclatanti. Mai una gioia, ma qual è il motivo?

Per capire l’impatto che la morte di personaggi omosessuali, sia femminili che maschili, ha sulla stesura delle sceneggiature è importante fare un salto sul sito LezWatchtv, il più grande database di personaggi queer femminili, non-binary e transgender. Nel momento in cui scrivo, settembre 2023, il sito ha elencato 6463 personaggi dei quali 546 morti per le cause più svariate.

Attenzione: contiene lesbo-spoiler

Nel telefilm “Executive Suite” (1976) Julie muore in un incidente d’auto mentre il suo interesse amoroso stava realizzando di essere lesbica e di amarla; In “Un medico tra gli orsi” (1992) Roslyn, malata da tempo, sacrifica la sua vita in favore della sua compagna Cicely e intercetta un colpo di pistola, dando fine alle faide presenti nella cittadina. In “NYPD – New York Police Department” (1997) Kathy viene uccisa dal fidanzato della sua ragazza, in stato interessante, che così spera quest’ultima torni da lui. Helena Cain in Battlestar Galactica (2006) viene uccisa dalla sua ex amante e, ultima ma non ultima, Emily in “Teen Wolf” (2013) è destinata ad un epilogo sovrannaturale terrificante proprio nel momento in cui stava per fare sesso con la sua ragazza.

“Un medico tra gli orsi”.

Sono tre però i casi più eclatanti e che hanno destato più scalpore, la morte di Tara in “Buffy, l’ammazzavampiri” (1997), quella di Xena in “Xena, la principessa guerriera” (1995) e Lexa in “The100”. Tutte e tre le serie tv in questione sono vere e proprie icone queer. Sia “Xena” che “Buffy” hanno portato in televisione personalità femminili forti e vincenti, capaci, in un periodo particolare per la rappresentazione femminile e omosessuale come gli anni Novanta, di essere un vero punto di rottura con il passato.

Xena, l’invincibile principessa guerriera forgiata dal fuoco di mille battaglie, è affiancata sin dal primo episodio dalla sua amica Olimpia (Gabrielle in originale), il loro rapporto diventa sempre più forte e gli showrunners si resero conto che era il vero punto di forza dello show. Iniziarono a disseminare la narrazione di particolari che lasciassero intendere che tra le due ci fosse qualcosa di più oltre la semplice amicizia e, anche e soprattutto per questo, i due personaggi divennero molto popolari nella comunità LGBT+ di allora. Negli ultimi episodi dell’ultima stagione il rapporto diventa esplicito, “Se avessi solo 30 secondi di vita vorrei viverli così, guardandoti negli occhi. Ricorda sempre che ti amo”, dice Xena ad Olimpia, ed è un epitaffio fai da te perché sa di volersi sacrificare per salvare quarantamila anime dalla dannazione.

E’ un duro colpo per il fandom, non solo queer. La morte di Xena però è particolarmente criticata dalla comunità lesbica proprio perché, nello stesso momento in cui Xena esce allo scoperto muore.

Una scena dell’episodio finale di “Xena, principessa guerriera”.

Willow e Tara sono state una delle prime, e tra le più importanti, coppie lesbo delle serie tv. Willow era la colonna portante di “Buffy, l’ammazzavampiri” e la sua ragazza, la strega Tara, era riuscita a ritagliarsi un posto importante nel cuore degli appassionati. Nel corso della sesta stagione le due escono allo scoperto suscitando l’approvazione degli amici. Dormono insieme, presumibilmente fanno sesso, e proprio in camera da letto e mentre Willow é ancora sul letto svestita Tara viene uccisa da una pallottola vagante, partita dall’esterno.

Gli showrunners hanno ammesso di essersi pentiti e che, a posteriori, sono facilmente rilevabili alcuni clichè ma Amber Benson, l’attrice che ha interpretato Tara, ha dichiarato che il produttore esecutivo Joss Whedon meditava da tempo di uccidere il personaggio.

Lexa, in “The100”, era uno dei personaggi più importanti dello show, fino a che non è passata a miglior vita. Lo showrunner Jason Rothenberg ha descritto The 100 come un “paradiso queer” e, in effetti, la visione che porta dell’omosessualità femminile è parecchio all’avanguardia. E’ ambientato in un futuro post-apocalittico e descrive una società in cui le donne non sono considerate inferiori agli uomini e dove non esiste un particolare problema a proposito dell’omosessualità.

Proprio subito dopo aver fatto l’amore con la sua ragazza, Clarke, Lexa viene colpita da un proiettile vagante, e muore tra le braccia della compagna. Serie tv diversa, stesso copione, insomma.

E’ indubbio che la rappresentazione dell’omosessualità rispecchi l’idea che la società aveva e ha di essa e che la televisione ha un impatto notevole nella vita dei suoi telespettatori (in tal proposito ho scritto un’analisi sugli effetti della violenza in tv e della sua influenza sui più giovani).

Bacio in “The100”.

Ma perché questa retorica del sacrificio? Le ragioni sono di natura storica e sociale e bisogna tornare indietro agli albori del cinema e della tv. Il Codice Hays, in vigore dal 1934 al 1968, era un sistema di regole morale e sessuofobiche, conseguentemente omofobiche, in vigore negli Stati Unite e che permetteva la censura sistematica dei prodotti cinematografici. La prima rappresentazione delle persone omosessuali non era positiva, si trattava in genere di personaggi che rispecchiavano l’idea di un’omosessualità depravata, e quindi la loro morte era una conseguenza ovvia e cercata dal pubblico. Anche se i personaggi erano positivi venivano comunque percepiti come estranei, sia alla narrazione che nella società, e per questo dovevano essere puniti.

Negli anni Settanta e Ottanta si è passati, in seguito a cambiamenti sociali radicali rispetto alle decadi precedenti, a una rappresentazione più buonista, gli omosessuali e le lesbiche venivano rappresentati come esseri indifesi da proteggere. La pandemia di AIDS, negli anni Ottanta, ha rafforzato l’associazione tra morte e omosessualità.

I casi non riguardano sono il lesbismo e la bisessualità femminile. Bury your gays, seppellisci i tuoi gay, è l’espressione che viene attualmente preferita a Dead Lesbian Syndrome, Sindrome della lesbica morta. I personaggi omosessuali maschili, infatti, hanno molte volte una sorte simile.

Perché la società cambi è necessario che cambi anche il modo in cui le persone omosessuali, sia maschili che femminili, e transgender vengono raccontate. Netflix, Prime Video e in parte Disney Plus stanno portando un notevole contributo in favore di una rappresentazione queer e LGBT+ migliore. Ma è ancora tutto in salita.

Written by Giulio P.

Quasi quarantenne appassionato di cinema, televisione, manga e letteratura. Based in Rome.

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  1. Bella conclusione. Ci ha visto lungo Jason Rothenberg: “un futuro post-apocalittico e descrive una società in cui le donne non sono considerate inferiori agli uomini e dove non esiste un particolare problema a proposito dell’omosessualità” (Jason, non serve un’apocalisse però, basterebbe un balzo di civiltà). La questione presentata qui è simile a quella dei personaggi neri che muoiono sempre e per primi, specialmente nei film horror. Stesse radici: il personaggio che non rispecchia lo standard della classe dominante (bianco, eterosessuale, cristiano) deve essere in qualche modo eliminato.

  2. Sarebbe un grande passo se anche la televisione pubblica trasmettesse film e serie TV d’avanguardia sulla comunità Lgbt+ e che la rappresentasse nel modo più naturale possibile, come si possono trovare sulle piattaforme Netflix e Prime Video, ad esempio “Uncoupled” che ho visto tutto d’un fiato, una serie TV romantica e divertente, con Neil Patrick Harris come protagonista (attore che adoro). La consiglierei veramente a tutti.

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